The majority of works are letterpress printing in 4 pt size on Conqueror paper, featuring the complete essay of Borges in one text block [exept headline and footnotes]. 6 pt size examples are Indigo prints.
All works are manually cut, folded or edited with other techniques and then mounted into a specifically handmade frame.
Sizes of the works in the series is always 34 x 34 cm.
The pictures of the sequence show the complete work first, followed by a detail view.
Additionllay, three dimensional examples of works using this text and paper are included at the end.
Mostre personali. Solo exhibitions.
2017
LUX - Museum exhibition curated by Museo Nuova Era.
FONDAZIONE MUSEO
PINO PASCALI VIA PARCO DEL LAURO 119 I–70044 POLIGNANO A MARE [BA]
April 8, 2017 through May 7, 2017
2013
“Nugae”.Mostra dei lavori del Premio Skiaffino. Cura Fernando Andolcetti, Mario Commone, Mario Cimmino. Galleria Il Gabbiano, La Spezia.
2012
“Oggetti smarriti e oggettivi smarrimenti” . Mostra allestita dall’ aministrazione Provinciale di Genova e della Fondazione Skiaffino in seguito all’ assegnazione del “Premio Skiaffino 2012” a me per le arti figurative ed a Patrizia Traverso per la fotografia. Cura a catalogo Barbara Schiaffino e Ferruccio Giromini. Fondazione Remotti, Camogli [Ge].
2012
“Nugae”. Mostra dei lavori del Premio Skiaffino. Cura Rosemarie Sansonetti. Galleria Nuova Era, Bari.
2011
“La Biblioteca di Babele”. 25 variazioni sul tema con cinque nuove opere. Cura : Matteo Pacini. Catalogo: Bambino Editore. Commento introduttivo: Roberto Amato. Introduzione critica: Paolo Albani. Presentazione di Matteo Pacini. Galleria: Pinacoteca Comunale, Palazzo Trinci, Foligno.
2010
“Tre installazioni”. In ambito della mostra “Poetica” con: Dario Longhi, Paolo Albani, Delio Gennai e Alessandro Battisti. Cura: Delio Gennai per Comune di Pisa. Fortezza Medicea Giardini Scotto, Pisa
2009
“La Biblioteca di Babele”. 25 variazioni sul tema. Cura F. Andolcetti e Mario Commone. Catalogo: Bambino Editore. Commento introduttivo: Roberto Amato. Introduzione critica: Paolo Albani.
Galleria: Il Gabbiano Arte Contemporanea, La Spezia.
Galleria: Delio Gennai Arte Contemporanea, Pisa.
Galleria: Museo Nuova Era, Bari
2008
“Due installazioni”, Galleria Maffei Arte Contemporanea, Viareggio [Lu] Cura: Marco Maffei.
2007
“Parole” galleria Mercurio Arte Contemporanea, Viareggio. Cura e catalogo: Gianni Costa.
2004
“Tracce”. Mostra personale e videoinstallazione pubblica sulla piazza del paese. Galleria: Monteggiori Arte, Monteggiori [Camaiore, Lu.].
2003
“La Passeggiata”. Grande installazione con videoproiezione computerizzata. Cura: Assessorato alla Cultura del Comune di Pietrasanta. Chiostro di S.
2002
“Viva Fausto”. Biciclette d’artista ed altro. Galleria C’Arte d’Identità, Pietrasanta.
2000
“Non si sente bene che con il cuore” Tre grandi installazioni alla Galleria “Officina”, Lucca . Cura: Giusy Petrini.
1988
Festival 1988 G.A.M.O. [Gruppo Aperto Musica Oggi]. Mostra di sculture sonore. Direttore: Giancarlo Cardini. Firenze, Sala Brunelleschi. Catalogo [programma] G.A.M.O.
1980
“Asta d’Arte” Mostra personale-performance. Curatore: Roberto Peccolo. Scali Medicei, Livorno
1975
Galleria “Studio Incisioni Oggi”. Curatore: Fabio Ancillotti. Viareggio [Lu].
1974
“Dizionario alternativo” Proiezione sonorizzata di 100 diapositive. Galleria Schema, Firenze. Curatore: Alberto Moretti.
1970
Personali “di strada”, varie dislocazioni [Viareggio, Lucca, La Spezia]. Sculture, per la maggior parte sonore, di struttura semplice, abbandonate nelle strade delle [allora un po’ rare] isole pedonali.
1962
Galleria “La Zattera”. Viareggio
Mostre colletivi. Group exhibitions
2015
“KONZEPT PAPIER“ Altri partecipanti: Stephan Ehrenhofer [AT], Ray Malone [GB], Astrid Schindler [DE], Denise Winter [DE], Annett Zinsmeister [DE]. Galleria dr. julius | ap, Berlino [DE]
2009
“Il Libro Cuore” Collettiva di arte contemporanea a tema. Cura e catalogo: Galleria “Il Gabbiano”. Testo critico: Mara Borsone. Altri partecipanti: P. Albani, Lucia Marcucci, Cesare Nardi, Elisabetta Gut, Vittore Baroni, Delio Gennai etc. Galleria “Il Gabbiano”, La Spezia / Sakros Arte Contemporanea, Carrara / Studio Gennai, Pisa / Maffei Arte Contemporanea, Viareggio [Lu].
2009
“KLANG” Suoni Contemporanei. Rassegna sul suono e la musica nell’espressività artistica contemporanea. Cura: Vittore Baroni e Ass. BAU. Altri partecipanti: membri Ass. BAU ed altri. Catalogo: Ass. BAU. Testi critici: A. Loora Totino, R. Kostalanetz, Enomìsossab, N. Catalano, R. Summers, N. Frangine, A. Mayr etc.
2009
“Alimenti-Alimenti- Elementi d’ Arte” Collettiva d’arte per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione [in contemporanea con altre tre gallerie]. Curatore : Marco Maffei. Altri partecipanti: Vittore Baroni, Dario Barsottelli, Antonino Bove etc. Edizione allestita alla Galleria Maffei Arte Contemporanea. Viareggio [Lu].Maffei
2008
“Utopia” Mostra d’arte contemporanea. Cura e catalogo: Ass. BAU. Altri partecipanti: membri Ass. BAU ed altri. Testi critici: Antonella Serafini, Laura Mare. Mara Borsone, Giancarlo Micheli. Eleonora Acerbi, Antonino Bove, Gudrun De Chirico, Maria Mancini, Luigi Lazzerini. Reding di Roberto Amato. Villa Borbone, Viareggio [Lu].
2008
“La Parola Mostra Il Suo Corpo” Rassegna della verbovisualità contemporanea. Cura: Adriano Accattino, Lorena Giuranna, Giancarlo Plazio. Catalogo: MAC Museo Carale Accattino/ Ass. VIA L’ARTE [Ivrea]. Consulenza scientifica: Giorgio Banchetti. Testi critici: A. Accattino, G. E. Simonetti etc. Altri partecipanti: S. Cena, L. Caruso, I. Blank, U. Carrega etc. . MAC Museo Carale Accattino, Ivrea.
2008
BAU4+5 Mostra collettiva in occasione della presentazione del numero di BAU4+5. Altri artisti: U. Dossi, J. De Chirico, Ben Patterson A. Bove, M. Jori, L. Pignotti, A. Lini, V. Baroni, F. Pichler, F. Kiddy C., Sarenco, M. Maffei, G. Cupisti, P. Schmidt, J. Blaine. Gallera Klaus Semerak , Monaco [D].
2008
“Elogio della bugia” Collettiva di arte contemporanea a tema. Cura e catalogo: Galleria “Il Gabbiano”. Testo critico: Mara Borsone. Altri partecipanti: A. Bove, Lucia Marcucci, Tomaso Binga, Vittore Baroni, Delio Gennai etc. Galleria “Il Gabbiano”, La Spezia / Sakros Arte Contemporanea, Carrara / Studio Gennai, Pisa.
2007
“Contemporaneo Versiliese” Mostra d’arte contemporanea. Cura: Marco Maffei, Antonella Serafini, Laura Mare. Catalogo: Ass. BAU. Altri partecipanti: membri Ass. BAU. Testi critici: Antonella Serafini, Laura Mare. Palazzo Paolina, Viareggio [Lu].
2007
“L’ora del tempo” Collettiva di arte contemporanea a tema. Cura e catalogo: Galleria “Il Gabbiano”. Testo critico: Mara Borsone. Altri partecipanti: S. Borrini, E. Caprini A. Bove, R. Maggi, G. Pellegrino etc.
2007
“Poema simultaneo nel micrqcosmo”. Collettiva attivata dall’ Ass. BAU intorno ad un progetto specifico. Altri autori: membri Ass. BAU. Maffei Arte Contemporanea, Viareggio [Lu].
2005
BAC [Bargecchia Arte Contenporanea] Installazione. Altri partecipanti: Brocchini, Baroni, Pellegrinetti, Cupisti etc. Cura: L. Brocchini. Presentazione: Antonella Serafini. Casa Brocchini, Bargecchia [Lu].
2005
“Oh when the saints” Mostra di santini d’artista. Altri partecipanti: A. Bove, V. Baroni, D. Poletti etc. Organizzazione FUN, AAA Ediz. Rivista Juliet, ass. BAU. Chiesa di S. Zeno, Pisa.
2005
“Dalla ‘Patafisica all’Apatafisica” Mostra d’arte patafisica europea. Cura: Tania Lorandi per Assessorato alla Cultura Comune di Brescia. Altri partecipanti: A. Somensari, L. D’ Ursel, A. Alberti, C. Guastaroba, J. Lizène, J. Deventer, M. Rea. M. Persico etc. Chiesa SS. Filippo e Giacomo, Brescia.
2004
“Fun of Fun” [First Universal Nexus of Funtastic Uneted Nations]. Installazione di biciclette d’ artista. Curatore: Piermario Ciani. Catalogo [CD ROM]:AAA Edizioni. Parco Foundation, Casier , Tv.
2004
BAU mostra evento. Cura: Ass. BAU. Altri autori.: membri della neonata associazione. Mercato Ittico, Viareggio.
2004
BAU S.O.S. Cura:Ass. BAU. Altri autori.: membri della associazione. Circolo Matilda, Viareggio.
1990
“Improvvisazione libera” Concerto per 70 solisti. Direttore: Giuseppe Chiari. Centro Luigi Pecci, Prato. Catalogo: Centro Pecci.
1989
Imaginary Landscape [Tendenze della musica sperimentale contemporanea]. “Gli Elementi e i Rumori” Performance su installazione sonora. A cura di Francesco Giomi e Marco Ligabue. Spazio Uno, Firenze. Catalogo: ARCA, Fi.
1989
Concerti Incontro Musica Contemporanea. Mostra di sculture sonore. Cura: Assessorato alla cultura del Comune di Lucca. Interventi: M° G. G. Luporini, Prof. R. Cresti. Lucca, Chiesa di S. Cristoforo.
1987
“Installazioni sonore” Pack-Shot, Firenze. Con F. Giomi e M. Ligabue con la collaborazione di Pietro Grossi e Albert Mayr.
1980
“Liber” Rassegna Internazionale del libro d’artista, Biblioteca Comunale di Prato. Curatori: Sarenco, E. Miccini, F. Verdi. Catalogo Factotum Book.
1979
“Monna Lisa” Rassegna internazionale di interventi sul tema specifico. Curatore: Timm Ulrichs . Catalogo. Kunstforum, Mainz [Germania]
1978
“Futurgappismo” Rassegna di poesia concreta, Abano Terme [Pd]. Curatore: Sarenco. Con Eugenio Miccini, Bruno Damini, Franco Verdi, Sarenco, Timm Ulrichs. Catalogo Factotum Art [Calaone Baone, Pd]
1978
“Per Conoscenza” Mostra collettiva sulla sperimentazione artistica. Galleria Zona, Firenze. Con: L. Maioni, M. Vismara, G: Pintus, R. Pilari, F. Corneli, The Mental Traveller, Rosellina. Catalogo: Luciana Magoni e G. Pintus.
1974
“Returned to Sender” Rassegna di Arte contemporanea.
1974
Galleria Schema, Firenze. Curatore: Alberto Moretti. Altri partecipanti: Yanis Kunellis, Mario Merz, Vittor Pisani, Giulio Paolini etc. Catalogo a cura di A. Moretti.
1973
Il curatore italiano Tommaso Trini mi invita alla Biennale di Parigi, sezione giovani, alla quale invio una serie di lavori di carattere concettuale, sopratutto scrittura che gli organizzatori parigini della manifestazione decidono di dirottare alla “Biblioteque National”.
1965
Prima mostra d’ arte moderna “Circolo Artistico Culturale Margherita” presso il Margherita di Viareggio. Foto 6/a . Il giornale “Il Tirreno” pubblicò in quella occasione un duro articolo [purtroppo smarrito] a firma di Adolfo Lippi intitolato ironicamente “La pop art è arrivata a Viareggio”.
1960/64
Nei primi anni ’60 partecipo a due o tre edizioni del Premio di pittura estemporanea “Città di Viareggio” che, organizzato da Krimer e collaterale al Premio Viareggio di L. Rapaci, richiamava una folta schiera di partecipanti da tutta la Toscana.
Paolo Albani - VARIAZIONI
Le raffinate elaborazioni visive di Carlo Battisti sul tema borgesiano della biblioteca di Babele mi hanno fatto venire in mente - sarà per una mia deformazione culturale - gli esercizi di stile di Queneau, novantotto riscritture narrative in stili diversi [metafora, sogno, lettera ufficiale, comunicato stampa, onomatopee, ecc.] di un banalissimo episodio che ha inizio sulla linea S di un autobus, nell’ ora di traffico.
Di fatto anche Battisti muove da una «Notazione» di partenza, e cioè un foglio 34x34 che racchiude, composto in versione integrale usando caratteri piccoli, il racconto La Biblioteca di Babele di Borges e su tale notazione compie 25 mirabolanti variazioni, mettendo in gioco, sul filo di una grafica originale e corroborante, suggestioni, riferimenti, allusioni, passaggi contenuti nel testo dello scrittore argentino.
Sembra che Queneau abbia concepito l’idea dei suoi Exercices ascoltando delle variazioni sinfoniche: e non c’è da stupirsene perché la «variazione», intesa come modifica degli aspetti melodici, ritmici, ecc. senza però alterarne la riconoscibilità, è alla base di ogni musica elaborata, dal Canto Gregoriano fino alla musica di oggi. Al riguardo si pensi, tanto per fare alcuni esempi famosi, a certi brani musicali di Bach, Boccherini, Mozart, Strawinsky, Schönberg.
Il processo costruttivo della variazione lo si ritrova anche nelle arti visive, e qui ci limiteremo a ricordare la serie de Las Meninas di Picasso, ciclo di dipinti e studi realizzati nel 1957, ispirati al famoso quadro di Diego Vehizquez. Le soluzioni geometriche escogitate da Battisti, le permutazioni ottiche che ha operato sul corpo [quadrato] del testo borgesiano sono come le pagine di un sorprendente libro d’artista che diventano ora una specie di alveare con celle esagonali che custodiscono le parole-nettare -«L’universo [che altri chiama la Biblioteca] si compone d’un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali, con vasti pozzi di ventilazione nel mezzo, bordati di basse ringhiere»: è l’incipit del racconto di Borges - ora un intreccio di righe tipografiche o piu esplicitamente un vero e proprio tessuto cartaceo, un arazzo linguistico dove la trama - è proprio il caso di dirlo - del racconto segue i ghirigori ripetuti di un disegno in bianco e nero.
Un altro espediente usato da Battisti - e anche qui, di nuovo, mi verrebbe da dire alla maniera di Queneau, pensando a quel meraviglioso libro-oggetto intitolato Cent mille milliards de poèmes - è la riduzione a striscioline del testo borgesiano, riproposto in monocromatiche stelline filanti che sembrano invitare l’osservatore a scoprire cosa si nasconda dietro il linguaggio [la tentazione di toccarle, di sollevarle, quelle striscioline, di sbirciarne il rovescio, è forte], e mettono in evidenza, fisicamente, concretamente, l’idea di una sorta di autonomia di mondo a sé che ogni singola riga intrattiene con l’intera struttura narrativa~ Striscioline che in alcuni casi si dispongono in percorsi dall’apparente fisionomia labirintica.
Ci sono poi le cancellature, le abrasioni, la perdita di comunicazione efficacemente espressa, fra l’altro, in una pagina costellata di macchie nere, vagamente memore di un tachisme letterario, le dissolvenze~ in altri termini c’è la questione dell’ illeggibilità del mondo, di un mondo che a volte si manifesta in lingue remote, impenetrabili, segrete, tema estremamente caro a Borges, esaltato ancor più dal fatto che gli occhi dello scrittore quasi non possono decifrare ciò che scrive.
In un’ altra pagina del chimerico, seducente libro di Battisti, una pagina accartocciata, microspazio di un disordine che va ben oltre i suoi confini, si coglie l’eco dell’ affermazione borgesiana sulla «natura informe e caotica di quasi tutti i libri».
A esplorare nei minimi dettagli le tavole magistralmente costruite da Battisti intorno alla scrittura borgesiana si resta affascinati dalla loro leggerezza geometrica, dalla magia architettonica che la piccola dimensione, la forma minuta contribuisce ulteriormente ad amplificare.
Battisti ha inventato un felice esercizio visivo di letteratura combinatoria, pervaso da una tensione poetica che appare calamitata verso una non mai definita perfettibilità, costantemente in divenire, per fortuna irrisolta, che davvero riempie di gioia il visitatore della sua Biblioteca.
Roberto Amato - LE OMBRE DELLE PAROLE SONO PAROLE?
Per 35 anni Hanta pressa pacchi di libri affiorati dai maceri, insieme a grappoli di mosche carnarie incollate alla carta gialla delle macellerie, insieme ai grandi topi delle chiaviche praghesi che lo spiano nell’ oscurità tumefatta del sottosuolo. Ogni tanto sfila un volume dalla poltiglia, lo salva dalle valve della pressa meccanica e se ne nutre avidamente: toccandolo, guardandolo [computando titoli e nomi]. Uomo dei fondachi e dei maceri, vive murato in un piccolo romanzo di Hrabal. In una novantina di pagine, non di pio... Carlo è un lettore ossessivo e meticoloso. Legge libri come se costruisse oggetti con le mani, e costruisce oggetti come tentasse, con le mani, di decifrare testi che si ramificano oltre le cose e i frammenti delle cose, e che sconfinano in un vuoto da arredare, da punteggiare di opere leggermente semoventi, silenziose o parlanti.
Nel vestibolo della sua casa c’è un ’Orsa Maggiore. Sette minuscole lampadine si accendono e si spengono lentamente dietro una garza d’ottone: il tremolio delicato di una costellazione che attraversa le albe e i crepuscoli. Nella stanza dell’Orsa, in un angolo, una teca di plexiglas con 8 usignoli di carta che cantano una partitura di Ottorino Respighi.
Battisti mi descrive con scrupolosa esattezza questa scultura parlante: “Otto piccole sagome di carta che riproducono [fotograficamente] altrettanti usignoli sono montate su un supporto in filo d’ottone [interamente saldato ad argento] che include anche la carcassa [funzionante] di un registratore a cassetta nonché lo spartito musicale [posto davanti alle sagome degli uccellini] de “Gli Usignoli” [una composizione a otto voci di Ottorino Respighi]. Dopo avere trascritto questa partitura in un programma di composizione per computer ho assegnato a ogni rigo musicale una voce di usignolo sintetizzata, dopodiché ho inciso sull’audiocassetta il brano che ne è risultato... “.
Non so se questo è un lavoro ossessivo di destrutturazione e ristrutturazione. Mi verrebbe da chiedergli: “Secondo te il mondo si può frantumare?”. Lui potrebbe rispondermi che il mondo è già frantumato e gli alfabeti tentano di ricostruirlo senza che ce ne sia bisogno, cioè che se ne veda una ragione apparente. Dal momento che tutte le ragioni sono invisibili, e le parole si raccolgono nei libri solo per costruire Biblioteche di Babele. Io gli direi che non è proprio così, e che lui si diverte [con una specie di dissennata curiosità infantile] a spaginare libri per vedere che cosa sono le parole. Se sono semi o stami, gusci o morbide essenze vive. Che senso ha ridurre [pressare come Hanta] il testo della Biblioteca di Babele in 25 quadrati di carta? E perché ripiegarlo, tagliuzzarlo, e intrecciarlo in 25 degli infiniti modi possibili...
Forse per renderlo illeggibile [eppure ancora decifrabile]. Dev’essere così: tutto è raccolto e separato in 25 oggetti [non a caso da appendere alle pareti come aperture/chiusure possibili] ciascuno dei quali dietro e dentro la propria natura di corpo estetico, nasconde un significato parallelo o addirittura divergente. Ma esiste un legame tra questo testo, a suo modo barocco, e l’essenzialità quasi morandiana di questi “quadri”? Forse esiste “un’ affinità repulsiva”. La meraviglia di un ossimoro interno. Oppure c’è una perfetta affinità semantica... Come tutti i racconti di Borges La Biblioteca di Babele parla solo di libri. I personaggi dei libri di Borges sono soltanto i libri. Il mondo scritturale non può contenere che se stesso. Le parole sono i semi del tutto.
Ma il tutto è soltanto una biblioteca. Mi sconcerta pensare che Carlo non è Hanta, che “si è istruito contro la propria volontà” [dice Hrabal], secondo un meccanismo morboso e coatto che lo fa sprofondare in una cantina di Praga, lontanissimo dalla luce.
Battisti, come Hanta, è un autodidatta, e cioè segue dentro di sé, e per sé solo, la mappa di una biblioteca verticale. Ma, diversamente da Hanta, non è sigillato in un romanzo, non si avvolge nella propria infinita claustrofilia. Cerca la via d’uscita. L’aperto. Il ritaglio di luce intorno all’ombra delle parole.
Mi viene in mente un’altra piccola opera rinchiusa nella casa di Carlo. Una scatola di legno simile a un carillon silenzioso. Sollevando il coperchio appare, in un angolo bianco del fondo, la domanda “LE OMBRE DELLE PAROLE SONO PAROLE?”.
In realtà è l’ombra - elegantissima - delle 26 lettere che formano questa frase, e che sono stampate su una striscia di pellicola trasparente attraversata dalla luce di un piccolo led nascosto sotto il coperchio della scatola.
Non si sa dove finisce il motivo ornamentale e comincia il motivo concettuale. Dove finisce il segno e comincia l’idea platonica.
Si può credere che il lavoro di Battisti non si esaurisca nell’ opera, ma che anzi la raggiri, l’opera, senza però allontanarla da sé. Allora questi 25 quadrati di carta scomposta e ricomposta, intrisa e piagata dalle parole, non sono che l’ombra visibile di un invisibile e continuo operare. Ma si può credere anche il contrario, e cioè che un amoroso spirito artigianale pressi qualunque alone concettuale nella porzione materica dell’ opera, nella sua indiscutibile bellezza corporea. La cura maniacale con cui vengono scelti e cesellati i materiali sembra murare tutto [e per sempre] nel mondo degli oggetti.
L’opera non dimostra che se stessa e non può essere il simbolo di niente, tuttavia non si esaurisce nella propria natura di oggetto. Diventa semmai [o anche] il soggetto di una scena che le si forma intorno e che è fatta di esseri umani, di stanze, di passi attraverso le gallerie, di fughe verso l’esterno, di pensieri estranei o consanguinei.
Forse il lavoro di Battisti è quello di un artista che cerca di modellare una materia assolutamente impalpabile, ma che è fatta proprio per le sue dita. E allora non c’è galleria che lo possa contenere e catalogare. Non c’è installazione che lo possa rappresentare e divulgare. Bisognerebbe imprigionarlo, Carlo, nella cantina di Hanta. E spiarlo da un buco del diametro di un capello, mentre la notte taglia e intreccia le pagine di Walser e di Hrabal insieme a quelle di Savinio e di Simenon: O quando immagina i gatti di carta della Szymborska che lo guardano estatici come i topi cerimoniosi dei maceri praghesi.